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Trentino / Lifestyle

Daniele Endrici e il Giappone, affinità elettive di gusto

Nei suoi viaggi da Brand Ambassador di Endrizzi nel mondo, Daniele ha potuto visitare lungamente il Paese del Sol Levante rimanendone profondamente colpito dalla cultura gastronomica e della millenaria tradizione del Sake. In questo articolo intrecciamo i racconti delle sue esperienze con gli approfondimenti suggeriti dall’associazione culturale giapponese Yomoyamabanashi di Trento, molto attiva nella diffusione della cultura nipponica in Italia.

I viaggi in Giappone con i vini Endrizzi

Come abbiamo avuto modo di raccontarvi nell’articolo del nostro blog dedicato all’export del vino in epoca di pandemia, Daniele Endrici rappresenta la quinta generazione della famiglia Endrici: laureato in “Enologia ed economia vinicola” all’università di Geisenheim in Germania, nel 2016 è entrato ufficialmente in Azienda insieme alla sorella Lisa Maria, il padre Paolo e la madre Christine.

A partire dal 2014 Daniele viaggia in Italia e all’estero collaborando all’export dell’azienda Endrizzi.

Il Paese che più mi ha colpito nei miei viaggi è di certo il Giappone. Ci sono stato per ben tre volte in tre anni (2014-2015-2016). Nel 2015 vi ho trascorso quasi un mese sostando a Tokyo, Osaka e Kyoto per poi proseguire verso Hong Kong. I nostri vini sono distribuiti dalla catena Takashimaya, una quindicina di store di lusso (ndr simili a Rinascente) distribuiti in tutto il Paese del Sol Levante e in modo particolare a Tokyo, Osaka, Kyoto e Nagoya.” Racconta Daniele

Sono rimasto stupito dalla conoscenza dei dipendenti del settore wine&food: studiano approfonditamente le caratteristiche dei nostri prodotti, si informano nel dettaglio, amano la nostra cultura, il “made in Italy” e conoscono persino le nostre squadre di calcio!

In Giappone ho fatto decine di presentazioni: le persone amano il gusto, il bello, hanno una netta propensione all’assaggio consapevole del cibo, chiedono con garbo e gentilezza (e vogliono anche la firma con il pennarello sulla bottiglia una volta acquistata!).

Non smetterò mai di lodare la preparazione della stampa e dei distributori, sempre attenti al giusto abbinamento dei vini con la loro cucina: il Trentodoc è un passe-partout, seguito dal nostro Masetto Nero e Masetto Bianco.”

Ma esiste il vino giapponese?

Ebbene si! Il vino giapponese non è solo Sake!

Oltre a produrre del whisky spesso di qualità eccellente e reputato anche in competizioni internazionali, il Giappone è diventato produttore birra e di vino da uva e nonostante l’esiguità dei numeri di bottiglie prodotte, qualche etichetta giapponese comincia a trovarsi anche all’estero.

Dal punto di vista qualitativo la meticolosità tipica del carattere giapponese ha condotto i produttori a studiare i vini europei migliori e cercare di implementare le migliori tecniche in campagna e in cantina.

Il sistema di denominazione nazionale è ancora piuttosto generico e vago.
Fino al 2015 si etichettava il vino come “Prodotto in Giappone” purché fosse fermentato sul territorio nazionale. Questo comprendeva sia il vino fatto con uve coltivate in Giappone che quello prodotto con succhi e mosti concentrati di importazione.
Vite e vino si producono un po’ in tutto il Giappone centrale e in Hokkaido, anche se circa un terzo della produzione avviene nella prefettura di Yamanashi, a ovest di Tokyo. Il nome del principale vitigno giapponese, il Koshu, è in realtà il nome della città di Yamanashi attorno alla quale si è sviluppata storicamente la viticoltura in Giappone.

Attualmente le cantine nel Paese sono oltre 300, il che vuole dire che solamente il 20% del vino del mercato giapponese è di produzione nipponica. I vini più importanti provengono dalla prefettura di Yamanashi. Tuttavia, in tutto il Giappone si sta investendo molto nella produzione di vino e sono nate associazioni di produttori che mirano a identificare con disciplinari di produzioni e denominazioni aree vitivinicole specifiche, ispirandosi al modello francese o europeo di denominazione.
Per fortuna nostra, la gran parte del vino in vendita in Giappone proviene ancora dal vecchio e nuovo mondo!

Sake, un orizzonte di gusto tutto da scoprire

Che il Giappone fosse produttore diretto di vino può aver impressionato i lettori di questo articolo, mentre il termine Sake suona ormai familiare anche al pubblico italiano, grazie alla passione che il Bel Paese ha sviluppato negli ultimi anni per un certo tipo di cucina giapponese, in modo particolare quella del sushi. Cosa si intende esattamente per Sake?

E’ bene chiarire che non si tratta di un distillato, bensì di una bevanda alcolica ottenuta dalla fermentazione del riso. Il suo uso è versatile, in Giappone viene bevuto a tutto pasto e la sua gradazione alcolica è simile a quella del vino da uva, e si attesta tra i 12° e i 18°. In base alla tipologia il Sake viene servito caldo, a temperatura ambiente oppure freddo e bevuto solitamente a pasto.  Con il sushi, solitamente composto da una base di riso e pesce crudo si abbina un Sake fresco sia di gusto che di temperatura di servizio, attorno ai 10° circa.

La temperatura del Sake deve essere simile alla temperatura del cibo. Il Sake servito caldo si degusta meglio in bicchieri piccoli, mentre il Sake servito freddo si degusta meglio in bicchieri da vino bianco. Come per Il mondo del vino e delle relative riserve, in Giappone esistono i Sake invecchiati perfetti per accompagnare dolci a base di cioccolato. ll Sake valorizza moltissimi cibi, non solo della cucina giapponese, ma anche europea. Come in occidente per il vino, così nei migliori ristoranti del Paese del Sol Levante il cliente viene accompagnato nella scelta dal Sake Sommelier.

Il Sake è un fantastico compagno di ogni tipo di pietanza, e non solo Giapponese. Nei miei lunghi viaggi lungo tutto il Giappone ho sperimentato abbinamenti insoliti anche con piatti della cucina italiana cucinati in mio onore per valorizzare i vini trentini e i Trentodoc di Endrizzi; in quelle occasioni ero io stesso a chiedere al sommelier di proporre anche un Sake in abbinamento al piatto; da quelle esperienze mi si è aperto un mondo che intendo coltivare e approfondire anche da casa mia!

Daniele Endrici